
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “G.A. PISCHEDDA” DI BOSA
PERCORSO TEMATICO: 16 OTTOBRE – GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE
Se io facessi il fornaio, vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta, tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato, profumato come le viole.
Un pane così verrebbero a mangiarlo dall’India e dal Chilì i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini. Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame! Il più bel giorno di tutta la storia. (Gianni Rodari)
Con dolcezza e fantasia, Rodari, attraverso la poesia, manifesta un desiderio profondo: nutrire ogni persona con un pane “grande quanto il sole”. Questa immagine diventa così un simbolo potente di solidarietà, giustizia e speranza.
La Giornata Mondiale dell’Alimentazione, celebrata il 16 ottobre, coincide quest’anno con l’80º anniversario della FAO. Il tema “Mano nella mano per un alimentazione e un futuro migliore” rappresenta un invito rivolto a governi, imprese, organizzazioni e cittadini a unirsi per assicurare un domani più pacifico, sostenibile e sicuro sotto il profilo nutrizionale.
Questa ricorrenza offre l’opportunità di riflettere sul valore del sostentamento non solo come bisogno essenziale, ma come diritto umano fondamentale. Nel 2025, l’attenzione è concentrata sulla collaborazione necessaria per realizzare sistemi alimentari più equi e resilienti, capaci di affrontare le sfide globali. Nonostante ciò, milioni di persone nel mondo non hanno ancora accesso a un’alimentazione adeguata. Le cause della fame sono molteplici: conflitti armati, cambiamenti climatici e disuguaglianze economiche minacciano la sicurezza nutrizionale. In diversi contesti, il sostentamento viene utilizzato come strumento di controllo, diventando un’arma per negare dignità e sopravvivenza.
I conflitti costringono intere popolazioni a fuggire, distruggono infrastrutture essenziali e provocano un aumento dei prezzi degli alimenti. La situazione risulta particolarmente grave a Gaza, dove un lungo blocco economico e ripetuti scontri hanno compromesso l’accesso a risorse fondamentali come l’acqua potabile e i generi alimentari. La crisi climatica, con siccità, alluvioni e ondate di calore, peggiora ulteriormente le condizioni, compromettendo i raccolti e mettendo in difficoltà milioni di famiglie.
A queste difficoltà si aggiungono profonde ingiustizie. In un contesto globale caratterizzato da concentrazioni di potere economico, le persone più vulnerabili incontrano grandi ostacoli per procurarsi risorse nutrizionali, specialmente in situazioni di emergenza. Paradossalmente, circa il 30% degli alimenti prodotti a livello mondiale viene sprecato ogni anno, spesso a causa della mancanza di tecnologie e infrastrutture adeguate nei Paesi meno sviluppati.
Per contrastare la fame, la pace è una condizione necessaria, ma non sufficiente. È indispensabile implementare politiche pubbliche che favoriscano un’agricoltura sostenibile, pongano al centro il benessere delle persone e contrastino gli interessi delle grandi lobby finanziarie. Anche i singoli individui possono dare un contributo concreto: ogni scelta alimentare è un atto di responsabilità. Preferire prodotti locali e stagionali, ridurre il consumo di alimenti ultra-processati, rispettare le risorse e evitare gli sprechi sono comportamenti che favoriscono un sistema più giusto e sostenibile.
L’alimentazione rappresenta cultura, identità e memoria. Conoscere l’origine di ciò che si porta in tavola, il processo di produzione e il lavoro di chi lo coltiva aiuta a valorizzare il valore del pasto. La sicurezza alimentare è un diritto universale, sintetizzato nel principio fondamentale: “Se non è sicuro, non è alimento”.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, attraverso il suo Obiettivo 2 – Fame Zero, si propone di eliminare la fame nel mondo. Si tratta di un traguardo ambizioso che richiede l’impegno congiunto di governi, imprese e cittadini. Anche le scelte individuali, se condivise, possono generare cambiamenti significativi. Il futuro si costruisce con consapevolezza e responsabilità giorno dopo giorno, per garantire a tutti il diritto a un’alimentazione sana, sicura e dignitosa.
In questa giornata si rinnova un messaggio urgente e universale: mangiare non è un privilegio, ma un diritto. È vita, dignità e pace. Anche il più piccolo gesto può accendere la scintilla di una rivoluzione gentile. E forse, un giorno, il mondo intero ricorderà quella data:
«Un giorno senza fame. Il giorno più bello della storia.» Attività:
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, si propone un percorso di riflessione sull’importanza dell’alimentazione sostenibile e della sicurezza alimentare, temi fondamentali per il benessere collettivo e la tutela dell’ambiente. La partecipazione, su base volontaria, può avvenire consultando il sito ufficiale della Giornata Mondiale dell’Alimentazione https://www.fao.org/worldfood–day/en, dove è possibile approfondire i temi proposti e aderire ai contest promossi dalla FAO.
In alternativa, ogni partecipante potrà realizzare un elaborato personale ispirato alle tradizioni gastronomiche del proprio territorio: una ricetta di famiglia, un racconto sulla cultura alimentare locale, o un’intervista a persone anziane con particolare attenzione alle usanze culinarie legate alle festività. Saranno inoltre ben accetti contributi come fotografie, slogan o frasi significative sul tema del cibo e delle sue tradizioni.
Tutti i materiali dovranno essere inviati all’indirizzo e-mail biblioteca@iispischeddabosa.net. L’iniziativa mira a valorizzare il patrimonio culturale e gastronomico locale, contribuendo alla creazione di uno spazio dedicato alla memoria alimentare del territorio.
Questa proposta offre agli studenti un’opportunità educativa che integra storia, cultura e sostenibilità, attraverso il racconto del cibo e delle sue tradizioni.
Consigli di lettura
A tavola con Grazia di Grazia Deledda

disponibile in biblioteca.
Grazia Deledda, unico premio Nobel femminile per le lettere italiane, è una delle dieci scrittrici in tutto il mondo ad avere ottenuto questo prestigioso riconoscimento. Nata a Nuoro, nel cuore della Sardegna, del suo popolo narrò tradizioni, costumi, vicende storiche, banditi e amori. Il popolo sardo ha usi semplici e parchi così anche la sua cucina utilizza i prodotti della terra e dell’allevamento del bestiame, soprattutto ovini, in una economia agropastorale. Anche in casa Deledda si cuoceva il pane carrasau che durava in campagna per tante settimane senza ammuffire; anche in casa Deledda il porcetto e i dolci di mandorla e le seadas arricchivano le feste. Un vero e proprio tesoro apparivano alla piccola scrittrice le provviste di frutta, uva e meloni d’inverno, chiuse nella soffitta. Grazia Deledda sapeva cucinare molto bene. Così anche in Continente guardava con attenzione le donne di famiglia per imparare i segreti della polenta o dei piatti di pesce. Ricordava, con una punta di ironia, che quando il messo dell’ambasciata di Svezia nel novembre 1927 le portò la comunicazione del conferimento del Premio Nobel, le baciò la mano che odorava di cipolla in quanto la scrittrice aveva appena finito di preparare un gustoso soffritto per il sugo!
Le ricette perdute del ristorante Kamogawa di Hisashi Kashiwai

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In un vicoletto di Kyoto, tra vecchi templi e piccole botteghe, c’è il ristorante Kamogawa. Un locale accogliente dove, con ricette uniche e preparate a regola d’arte, un padre e una figlia aiutano i clienti a rivivere i momenti piú importanti della loro vita. Un libro caldo, evocativo, a tratti nostalgico, che mescola tutto il fascino fiabesco e rincuorante del Giappone al piacere e alla sensualità del cibo. A Kyoto, alle spalle del tempio Higashi Hongan, al riparo dalle folate del monte Hiei, c’è un’osteria gestita da Kamogawa Nagare e dalla figlia Koishi. È qui che clienti abituali e avventori di passaggio approdano per chiedere ai proprietari, che hanno fama di investigatori di enigmi culinari, di rintracciare le loro ricette del cuore: cibi unici, stravaganti, legati a un periodo speciale della loro vita. Da un uomo vedovo che vuole riassaggiare gli udon che gli cucinava la moglie scomparsa, allo stufato di manzo che una vecchina ricorda di aver mangiato all’unico appuntamento, finito male, con il suo primo amore. Un omaggio nipponico all’importanza dei ricordi, delle tradizioni e, naturalmente, alla cucina.
LA FAME di MARTÍN CAPARRÓS

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«Conosciamo la fame, siamo abituati alla fame: abbiamo fame due, tre volte al giorno. Nelle nostre vite non esiste niente che sia più frequente, più costante, più presente della fame – e, al tempo stesso, per la maggior parte di noi, niente che sia più lontano dalla fame vera». Per comprenderla, per raccontarla, Martin Caparrós ha viaggiato attraverso l’India, il Bangladesh, il Niger, il Kenya, il Sudan, il Madagascar, l’Argentina, gli Stati Uniti, la Spagna. Li ha incontrato persone che, per diverse ragioni – siccità, povertà estrema, guerre, emarginazione – soffrono la fame. La fame è fatta delle loro storie, e delle storie di coloro che lavorano in condizioni molto precarie per mitigarla e di coloro che vi speculano sopra, affamando tanta gente. La fame intende, soprattutto, svelare i meccanismi che fanno sí che quasi un miliardo di persone non mangino quanto è necessario. Un prodotto ineludibile dell’ordine mondiale? Il frutto della pigrizia e dell’arretratezza? Un affare di pochi? Un problema in via di soluzione?
GLOBESITY di ANDREA SEGRÈ

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Un giovane e inesperto ricercatore viene coinvolto nel progetto di un gruppo di scienziati criminali con base a Cipro. Al centro del complotto internazionale ci sono gli interessi economici delle multinazionali alimentari che producono cibo spazzatura, una nuova minaccia spietata e globale. Il giovane, chiamato a studiare gli effetti sulla salute della dieta mediterranea, patrimonio universale dell’umanità, è affiancato da un collega più esperto e insieme iniziano un viaggio fra vari Paesi del bacino del Mediterraneo che li porterà ad attraversare rocambolescamente il Nord Africa, fra brulicanti suq e ristoranti tradizionali, rapine e inseguimenti stradali, carovane di migranti e laboratori chimici. In un susseguirsi di pericoli incalzanti che li spingerà fi no al Nord America, il disegno si farà chiaro e il mondo sarà a un passo dal collasso, impartito da quanto di più vitale maneggiamo: il cibo. In un momento la prospettiva cambia totalmente: il confine fra bene e male, fra scienza buona e cattiva, fra fame e sazietà.
PROFUGHI DEL CLIMA di FRANCESCA SANTOLINI

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Migranti climatici, rifugiati ambientali, eco profughi, indignados del clima: sono tante le espressioni per definire la nuova migrazione forzata che rischia di trasformarsi nella più grave crisi dei rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Un fenomeno in corso di cui nessuno parla e di cui nessuno si occupa davvero, con milioni di profughi “fantasmi” per i quali nessun Paese prevede ancora uno status giuridico e il diritto d’asilo. Quanti sono? Chi sono? Da dove partono? Dove andranno? L’unica certezza è questa: dalle aree più povere del pianeta gli indifesi sono costretti all’esodo man mano che le condizioni di vita diventano impossibili per catastrofi meteo-climatiche come alluvioni, siccità, aumento del livello del mare, desertificazione, mancanza d’acqua, degrado degli ecosistemi. Dai 40 piccoli Stati del mondo riuniti nell’Alliance of Small Island all’Italia – avamposto degli effetti dei cambiamenti climatici – tutti i perché sulla più grande sfida del XXI secolo. Cosa rischiamo, come possiamo fronteggiare i nuovi problemi e perché è l’ora di far partire la madre di tutte le battaglie: quella per il clima.
POSSIAMO SALVARE IL MONDO PRIMA DI CENA di JONATHAN SAFRAN FOER

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Qualcuno si ostina a liquidare i cambiamenti climatici come fake news, ma la gran parte di noi è ben consapevole che, se non modifichiamo radicalmente le nostre abitudini l’umanità andrà incontro al rischio dell’estinzione di massa. Lo sappiamo, eppure non riusciamo a crederci. E di conseguenza non riusciamo ad agire. Il problema è che l’emergenza ambientale non è una storia facile da raccontare e, soprattutto, non è una buona storia: non spaventa, non affascina, non coinvolge abbastanza da indurci a cambiare la nostra vita. Per questo rimaniamo indifferenti, o paralizzati: la stessa reazione che suscitò Jan Karsky, il «testimone inascoltato», quando cercò di svelare l’orrore dell’Olocausto e non fu creduto. In tempo di guerra, veniva chiesto ai cittadini di contribuire allo sforzo bellico: ma qual è il confine tra rinuncia e sacrificio, quando in gioco c’è la nostra sopravvivenza, o la sopravvivenza dei nostri figli? E quali sono le rinunce necessarie, adesso, per salvare un mondo ormai trasformato in una immensa fattoria a cielo aperto? Nel suo nuovo libro, Jonathan Safran Foer introduce tutte le sue risorse di scrittore per raccontare, con straordinario impatto emotivo, la crisi climatica che è anche «crisi della nostra capacità di credere», mescolando in modo originalissimo storie di famiglia, ricordi personali, episodi biblici, dati scientifici rigorosi e suggestioni futuristiche. Un libro unico, che parte dalla volontà di «convincere degli sconosciuti a fare qualcosa» e termina con un messaggio rivolto ai figli, ai quali ciascun genitore – non solo a parole, ma con le proprie scelte – spera di riuscire a insegnare la differenza tra correre verso la morte, correre per sfuggire alla morte e correre verso la vita.
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